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La FNOVI dice no all'uso degli antimicrobici in apicoltura: rappresentano un pericolo per le api, la salute umana e l'ambiente

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Al via la campagna di sensibilizzazione.

La Fnovi è contraria all’introduzione di antimicrobici in apicoltura: il loro utilizzo rappresenta, infatti, un pericolo reale per la salute dell'ambiente, degli animali e dell'uomo, poiché le api trattate, potrebbero loro malgrado diventare vettore di “antibiotico-resistenza”, senza alcuna possibilità di controllo e quindi di difesa dalla contaminazione per le colture e per l’ambiente.

Un fenomeno che riguarda 14 milioni di alveari europei. In ogni alveare in produzione, vivono circa 60.000 api. Una parte di esse esce per fare bottino di nettare, polline, acqua e propoli. Ogni alveare immette sul territorio 30.000 soggetti al giorno, da febbraio a novembre che perlustrano ogni fiore nel raggio di tre chilometri dall'alveare.

30.000 soggetti moltiplicati per 14.000.000 alveari (cifra sottostimata) hanno contatti approfonditi con tutte le piante che possono dare polline e nettare, melata, propoli. Ogni singola ape quotidianamente compie da 1000 a 3000 viaggi, quindi i contatti si moltiplicano ulteriormente. Ogni ape infila la sua proboscide nei nettari e con la lingua lambisce il nettare o la melata, ogni ape si struscia sugli stami e preleva con la sua peluria il polline e lo ridistribuisce dentro gli ovidutti di altre migliaia di fiori. Quell'ovario sarà un frutto o un seme: un alimento, un mangime.

Sapendo come ""lavorano"" le api si capisce quindi quale pericolo possano rappresentare miliardi di api trattate con antimicrobici, libere di volare ovunque.

E’ di tutta evidenza che la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente deve essere più importante di ogni interesse economico. I danni che l’Europa subirebbe dalla registrazione di antimicrobici per l’apicoltura, sarebbero incommensurabili. Non ha alcun senso intraprendere campagne europee e nazionali per ridurre l’utilizzo di antimicrobici in medicina umana e in veterinaria e poi non porsi criticamente nei confronti dell’impatto ambientale che si produrrebbe a trattare animali che volano"".

Perché si vogliono introdurre gli antimicrobici in apicoltura?  La risposta è semplice: l’uso sistematico di antimicrobici blocca le forme cliniche pestose e arresta lo sviluppo di funghi, riducendo notevolmente il costo di mano d’opera impiegato nell'allevamento intensivo ed industriale. Nasconde alla vista dell'apicoltore le patologie sostenute da forme sporigene, provocando quindi la diffusione degli agenti etiologici (le spore) attraverso tutti i materiali apistici e biologici.

La preoccupazione della FNOVI è che la pressione dell'apicoltura industriale potrebbe indurre l’industria del farmaco a registrare antimicrobici e antifungini da impiegarsi in apicoltura, con conseguenze rovinose.

Finora, l’assenza della determinazione di LRM (Limite Massimo Residuale) per antimicrobici nel miele ha impedito l’autorizzazione all'immissione in commercio di nuovi farmaci antibatterici ed antifungini destinati alle api. Per questo motivo oggi il miele è uno dei pochi alimenti nel quale non sono ammessi residui di antimicrobici in Europa ed il consumatore lo deve sapere. Se questa determinazione dovesse essere introdotta nel Reg. UE 37/2010 concernente le sostanze farmacologicamente attive e la loro classificazione per quanto riguarda i limiti massimi di residui negli alimenti di origine animale, milioni di api sarebbero libere di veicolare sui fiori e nell'ambiente non soltanto i pollini, ma anche microrganismi antibiotico resistenti selezionatisi in alveare per i ripetuti trattamenti o addirittura i farmaci assunti. Chi lo può escludere?

La determinazione dell’LRM per antimicrobici nel miele è circostanza favorevole agli interessi economici non solo dell'apicoltura industriale e dell'industria farmaceutica ma anche dei grandi importatori europei di miele: infatti l’ammissione in UE di LMR per antibiotici nel miele aprirebbe le porte all'importazione di miele asiatico ed americano  anche quando contaminato da antimicrobici, (che ha costi di produzione molto inferiori al nostro,) oggi bloccato alle frontiere (ma è contaminato dai farmaci).

Con questa campagna di sensibilizzazione la FNOVI vuole informare e quindi responsabilizzare l’opinione pubblica per fare in modo che assuma una posizione di consapevole opposizione.

L’Europa potrà difendere il proprio (territorio) ambiente, gli interessi dei propri allevatori e la salute dei cittadini soltanto promuovendo produzioni salubri, di alta qualità, in quanto provenienti da animali sani, non dipendenti da antibiotici, evitando quindi di uniformare il prodotto comunitario a quello proveniente dai paesi extracomunitari, (che contiene) quando contenente un residuo di antimicrobici (antibiotici e antimicotici) ammesso dalle norme dei paesi di origine. A parità di residuo, il bassissimo prezzo di produzione del miele dei paesi terzi e quindi la sua massiccia importazione, decreterebbe di fatto la fine della virtuosa apicoltura europea e un conseguente gravissimo danno all'ecosistema.

autore: Ufficio stampa Fnovi

 

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